La produzione di radicali liberi che avviene nel nostro organismo è sempre elevata: il 2% di O2 che respiriamo (più di 2Kg/anno!) genera radicale superossido e altri ROS .
Il quantitativo di radicali liberi prodotti, connessi al metabolismo intrinseco, deriva da:
-ambiente;
-stile di vita.
I radicali liberi si formano all’interno delle nostre cellule (nei mitocondri), dove l’ossigeno viene utilizzato per produrre energia.
Denham Harman ha avanzato per primo nel 1956 la teoria dei radicali liberi, secondo la quale con il passare degli anni si accumulerebbero e svolgerebbero una potente azione ossidante, dannosa per quasi tutti i costituenti dell’organismo.
I danni dei radicali liberi sono indirizzati soprattutto sulle cellule, in particolare sui grassi che ne formano le membrane (liperossidazione), sugli zuccheri e sui fosfati, sulle proteine del loro nucleo centrale, specialmente sul DNA (acido desossiribonucleico) dove alterano le informazioni genetiche, sugli enzimi, ecc.
I radicali liberi sono i veri killer delle strutture cellulari e sono considerati responsabili dell’aterosclerosi, nonchè di tutte le malattie degenerative, dell’invecchiamento e del cancro.
L’azione continua dei radicali liberi si evidenzia soprattutto nel precoce invecchiamento delle cellule e nell’insorgere di varie patologie gravi come il cancro, malattie dell’apparato cardiovascolare, diabete, disfunzioni sessuali, sclerosi multipla, artrite reumatoide, enfisema polmonare, cataratta, morbo di Parkinson e Alzheimer, dermatiti, ecc.
Oltre alle normali reazioni biochimiche di ossidazione cellulare, contribuiscono alla formazione dei radicali liberi:
– alcune disfunzioni e stati patologici come le malattie cardiovascolari, l’artrite reumatoide, gli stati infiammatori in genere, i traumi al sistema nervoso, ecc.;
– l’ischemia dei tessuti e conseguente riduzione dell’apporto di sangue;
– le diete troppo ricche di proteine e di grassi animali (grassi polinsaturi);
– gli alimenti non tollerati;
– la presenza di un eccesso di ferro che, nella prima fase della trasformazione, fa liberare dal perossido di idrogeno il radicale ossidrile, che è in grado di attivare reazioni chimiche ulteriormente dannose;
– l’azione dei gas inquinanti e delle sostanze tossiche in genere (monossidi di carbonio e piombo prodotti dalla combustione dei motori; cadmio, piombo e mercurio prodotti dall’attività industriale, idrocarburi derivati dalle lavorazioni chimiche, ecc.);
– il fumo di sigaretta, che è una vera e propria miniera di sostanze chimiche nocive;
– l’eccesso di alcool;
– le radiazioni ionizzanti e quelle solari (ozono in eccesso e raggi UVA e UVB). Le radiazioni solari inducono sulla pelle processi di fotoossidazione che degradano gli acidi grassi polinsaturi delle membrane cellulari e conseguente formazione di radicali liberi;
– i farmaci;
– l’ATTIVITA’ FISICA INTENSA, sia di resistenza organica che di forza muscolare, causa un incremento notevole delle reazioni che utilizzano l’ossigeno (aumento della respirazione polmonare, dell’attività dei mitocondri delle cellule muscolari, ecc.) e conseguente surplus di formazione di perossido di idrogeno.
Anche le reazioni biochimiche legate all’accumulo e rimozione dell’acido lattico dai muscoli affaticati, contribuiscono ad innalzare la soglia dei radicali liberi.
Secondo alcuni studiosi, la lisi della membrana cellulare da parte dei radicali liberi (perossili), è una delle cause del dolore muscolare.
Lo stesso avviene per i globuli rossi, contribuendo a determinare o accentuare l’anemia negli atleti.
La prima difesa contro il danno da radicali liberi è endogena all’organismo ed è rappresentata da sistemi proteici di difesa (enzimi, metalloproteine).
L’organismo umano si difende così naturalmente dai radicali liberi producendo degli antiossidanti endogeni come la superossido dismutasi, la catalasi e il glutatione.
“Superata una certa soglia è necessario un apporto esterno di antiossidanti.
La seconda linea di difesa è esogena ed è costituita da composti antiossidanti non proteici, capaci di inattivare i radicali già formati, rallentarne e/o bloccarne le reazioni a catena, che vengono assimilati da una corretta alimentazione ed integrazione alimentare.
La seconda difesa dell’organismo utilizza quindi i principali antiossidanti (esogeni) introdotti con l’alimentazione e l’integrazione alimentare che sono:
– Pigmenti vegetali: polifenoli, bioflavonoidi;
– Vitamine: vitamina C, vitamina E, betacaroteni (provitamina A);
-Micronutrienti ed enzimi: selenio, rame, zinco, glutatione, coenzima Q10, melatonina, ecc.).
Gli agenti antiossidanti possono agire singolarmente o interagire, proteggendosi a vicenda nel momento in cui vengono ossidati.
Va tenuto presente che ciascun antiossidante ha un campo di azione limitato ad uno o due specifici radicali liberi.
Per questa ragione il pool di antiossidanti deve risultare completo sia se introdotto con la dieta che con un corretto apporto integrativo.
Pertanto solo un’alimentazione completa ed equilibrata può garantire un’efficace azione antiossidativa e un valido aiuto può essere dato da una corretta integrazione alimentare con prodotti ad alto standard qualitativo.