Lo sviluppo dell’industria alimentare è orientato oggi a produrre alimenti sempre più saporiti, ipercalorici e privi di nutrienti utili alla salute cellulare. Questi alimenti (dolci, fast food ecc.) rischiano di essere un vero veleno per il nostro corpo e sono un rischio per sovrappeso e obesità.
Da un recente studio scientifico pubblicato sulla rivista OBESITY, la Dott.ssa Tera Fazzino del Dipartimento di Psicologia dell’Università del Kansas, ci mette in guardia dagli alimenti definiti Iperpalatabili in quanto causa di obesità e rischi per la salute.
La stessa Dott.ssa Fazzino ci fornisce una definizione di cibi Iperpalatabili (HPF):
alimenti che “possono attivare i circuiti neuronali del nostro cervello e creare un’esperienza altamente gratificante che può rendere difficile smettere di mangiarli, anche quando ci sentiamo sazi”.
Secondo il suo studio andrebbe proposta e condivisa una classificazione dei componenti dei cibi iperpalatabili al fine di responsabilizzare i sanitari e i consumatori ad una scelta consapevole degli alimenti.
La sua classificazione di HPF ha identificato tre gruppi:
1) grassi e sodio: > 25% kcal da grassi, ≥ 0,30% sodio in peso (es. pancetta, hot dog, pizze fritte)
2) grassi e zuccheri semplici: > 20% kcal da grassi,> 20% kcal dallo zucchero (es. dolci, torte, gelati)
3) carboidrati e sodio: > 40% kcal dai carboidrati, ≥ 0,20% di sodio in peso (es. crackers, salatini, popcorn, biscotti, patatine fritte).
La pericolosità di questa classificazione sta nel fatto che il 62% degli alimenti presenti nel database del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (FNDDS), viene inteso iperpalatabile.
La stessa definizione di HPF è stata applicata in un nuovo studio pubblicato sempre dalla Dott.ssa Tera Fazzino su ObesityWeek ,a un menu di ristorazione di una caffetteria dell’Università per determinare la prevalenza di alimenti che soddisfacevano i criteri HPF somministrati quotidianamente agli studenti.
Applicando una definizione quantitativa di HPF a una mensa universitaria, è emerso che i cibi HPF costituivano una parte sostanziale di alimenti disponibili (55%), suggerendo che un ambiente di mensa universitaria potrebbe rappresentare un ostacolo significativo al mantenimento dell’equilibrio energetico e quindi un rischio per sovrappeso ed obesità in età giovanile.
Ottimo articolo, complimenti!!!